Vi è mai capitata quella sensazione di sentirvi soli anche in mezzo a un gruppo di persone? E quel senso di inadeguatezza nel bel mezzo di una festa o di una cena con un gruppo di amici/colleghi? Preferite scrivere un messaggio piuttosto che fare una telefonata? Vi siete sentiti dire di essere troppo seri? saggi? bravi ad ascoltare? Associ la solitudine a sensazioni di libertà? Stare in mezzo alla gente o al caos ti prosciuga le energie?
Niente di grave, potrebbe semplicemente trattarsi di introversione, come spiega Jennifer Granneman nel suo libro La vita segreta degli introversi.
Estroversione e introversione sono due poli opposti di un tratto di personalità geneticamente definito che riguarda la nostra modalità rapportarci al mondo.
Gli estroversi sono attratti dagli stimoli esterni e sono a loro agio nel conoscere nuove persone; gli introversi preferiscono focalizzarsi sulla propria interiorità, sono riflessivi e non amano l'eccesso di stimolazione ambientale.
Tuttavia, nessuno di noi è totalmente estroverso o totalmente introverso, ma tendiamo verso uno dei due poli in base alla prevalenza del nostro modo di reagire alle diverse situazioni. Non c'è nemmeno una modalità giusta o sbagliata a priori, ma solo quella più tollerabile ed efficace per ciascuno. Come spiega l'autrice del libro, purtroppo l'introversione è spesso oggetto di molteplici malintesi. Primo tra tutti il pensare che un introverso non ami socializzare. Niente di più sbagliato! Ama anche lui stare tra la gente, ma a piccole dosi perché a livello neurobiologico, in tali circostanze iper-stimolanti, non si attiva un meccanismo di ricompensa (dopamina), come accade agli estroversi (che si ricaricano quando sono sommersi dagli stimoli), ma perde energie, prova un senso di svuotamento e per ricaricarsi ha bisogno di introspezione, calma e tranquillità.
Se non riconosce di essere al limite delle riserve energetiche può sperimentare quello che viene definito "sbornia introversa" che può esitare in vere e proprie somatizzazioni, irritazione e attacchi di ansia. E magari, insieme a tutto questo si sente anche dire di essere noiosa/o o che non ama divertirsi.
Un altro malinteso è il considerare la scarsa loquacità, il ritirarsi, il non esporsi, la fatica a trovare le parole come segno di poca intelligenza o di scarsa passione per un incarico o un lavoro.
Pensate la fatica di dover sempre dimostrare qualcosa in più per essere apprezzati, di essere visti come sbagliati e quindi bisognosi di essere "aggiustati". Il punto è che niente è da aggiustare. Semplicemente l'introverso ha un ricco e profondo mondo interiore che non sempre trova la giusta considerazione in un mondo dove ciò che è giusto e degno di nota fa rima con estroversione.
-Articolo di Daniela Besseghini, settembre 2024-
Bibliografia:
Jennifer Granneman, La vita segreta degli introversi. Il bello di chi sa tacere in un mondo fatto di chiacchiere. Feltrinelli, 2019.